Dallo scorso giugno, a causa dell’inattesa violenza dei Monsoni, il Pakistan è sommerso da alluvioni devastanti che hanno distrutto case e colture, spazzato via strade e ponti, provocando la morte di oltre 1.000 persone. La situazione, già drammatica, è in continuo peggioramento. Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza e allestito campi di accoglienza temporanei per le numerose famiglie rimaste senza un tetto, cibo e acqua. Prestare soccorso a tutta la popolazione è pressoché impossibile, sono ancora tantissime, infatti, le famiglie con bambini che vivono per strada senza alcun tipo di supporto. In queste condizioni, è altissimo il rischio di diffusione di malattie potenzialmente letali, malnutrizione e annegamento, per questo è importante intervenire tempestivamente assicurando beni di prima necessità e igiene di base.

Fondazione ProSa ha raccolto la segnalazione di Padre Waseem, parroco in una delle regioni più colpite, e si è subito attivata per tamponare l’emergenza sostenendo la distribuzione di pacchi alimentari, medicinali e kit igienico-sanitari per 100 famiglie sfollate del distretto di Jhang, nella provincia di Punjab.

Un ulteriore problema che preoccupa la ministra pakistana per il clima, Sherry Rehman, è che l’acqua non viene riassorbita dal Fiume Indo ma ristagna sul terreno causando la proliferazione di mosquitos e l’insorgenza di malattie legate all’acqua. “Quanto sta accadendo in Pakistan” – osserva Rehman – “avrà un impatto economico, e anche sociale, a lungo termine.”

Il futuro di queste popolazioni è in balia della crisi climatica in atto: quando cesserà l’emergenza, intere famiglie dovranno ripartire da zero, facendo i conti con i danni di un vero e proprio disastro ambientale che ci riguarda tutti.

La strada da percorrere è in salita e ancora una volta contiamo su di voi.

Alluvioni pakistan collage

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