L’escalation della violenza giorno dopo giorno attraverso la testimonianza di Maurizio Barcaro.
Lunedi 4 Marzo
Le luci dell’alba attraversano il fumo lasciato nell’aria dalle scorribande violente del weekend. Degli attacchi ben coordinati perpetrati da bande di criminali hanno seminato panico e angoscia nella capitale Port au Prince fra sabato e domenica e continuano ancora oggi. Le stazioni di polizia di Bon Repos, Cazo e Portay Leogane sono state prese d’assalto e incendiate, i poliziotti uccisi o fuggiti, due blindati presi dalle bande. Le due prigioni della città assaltate e liberati migliaia di prigionieri. L’Accademia della Polizia e l’aeroporto assaltati come diversivo per sferrare altri attacchi.
Ora è stato decretato lo stato d’emergenza dal capo della polizia con relativo coprifuoco per un mese circa. Si parla di un’imminente attacco al palazzo Presidenziale stesso e all’Accademia di Polizia, dove sono recrutati e addestrati futuri poliziotti.
Questa mattina c’è sgomento fra professori e giovani che lavorano alla missione. Quello che è accaduto ha dell’incredibile e nessuno osa pensare a cosa succederà ora. A scuola non ci sono bambini della primaria ma i giovani della secondaria stanno arrivando e questo dà coraggio. Dei passanti dicono che tutto è bloccato, le strade sono deserte e cosparse di resti di barricate, nessun mezzo, solo moto o gente a piedi.
Magazzini e banche non osano aprire per paura di essere saccheggiati e non si vedono nemmeno le numerose ambulanti ‘Madame Sarah’ che vendono merce ai bordi delle strade. Sono giorni di paura e prudenza. Sembra che ieri l’aeroporto fosse aperto ma diverse compagnie hanno cancellato i voli fino a nuovo ordine.
In 30 anni che sono qui, ne ho visti tanti di lunedì tenebrosi, ma come questo, dove anche la speranza fa fatica a restare, è sicuramente il primo. Non si sa se il Primo Ministro, che è andato in Kenya per concordare l’intervento della polizia kenyota in Haiti, tornerà o meno. Non si avverte l’appoggio da parte di nessuna istituzione per la pace, al contrario, si ha la netta impressione che queste bande stiano complottando un vero e proprio colpo di stato. È chiaro che la polizia locale non può arginare la loro azione, queste bande ormai sono come un esercito ben armato. Superano in numero la polizia, ormai demotivata, e grazie a questa nuova coalizione, stanno prendendo piede sul territorio. Siamo in piena anarchia.
Noi continuiamo ad essere presenti anche se non manca la paura. E qui parlo di me, in questo momento è impossibile lasciare il paese, è impossibile percorrere quei 7-8 chilometri che ci separano dall’aeroporto. Non c’è strada principale che non sia pattugliata dai banditi.
Non cercate di trovare logica in tutto questo, l’azione stessa di queste bande, con l’apparente ambizione di prendere il potere, non ha logica. Immagino che quanto sta succedendo nella capitale avrà ripercusioni gravi anche in città di provincia e mancheranno ancora di più cibo e beni di prima necessita.
Venerdi 8 Marzo
Da giovedi 30 Febbraio, giorno in cui si sono coalizzate, le bande hanno saccheggiato, vandalizzato e, in alcuni casi, perfino bruciato imprese commerciali, una scuola per bambini disabili, università, hotel, supermercati, depositi, case, uffici e sedi di istituzioni governative. Hanno anche assaltato banche e liberato circa 3.500 prigionieri che ora si arruoleranno a queste bande. L’aeroporto Internazionale è stato preso d’assalto diverse volte ma la Polizia e l’Esercito sono riusciti a sventare i vari attacchi e tuttora presidiano l’aeroporto che è chiuso al pubblico. E’ difficile fare il bilancio dei morti e feriti di questa ultima settimana, senza parlare delle migliaia di famiglie che hanno abbandonato le zone di maggior tensione, cercando riparo provvisorio lontanto dalle bande.
Lunedì 11 Marzo
Oggi si è riunita la CARICOM, una sorta di ONU dei Caraibi, ed è arrivato l’annuncio che il Primo Ministro Ariel Henry si dimetterà non appena sarà formata una coalizione di membri politici e società civile. Ovviamente il potente capo banda, Barbecue, ha immediatamente rifiutato la proposta dicendo che “i figli di Dessaline” (liberatore dalla schiavitù e fondatore della patria) devono decidere da soli la direzione, non può essere qualche ‘bianco’ a parlare per loro. Sicuramente qualsiasi sia l’accordo preso dalla CARICOM non verrà rispettato da queste bande.
Mercoledì 13 Marzo – Un’umantità disumana
Il Presidente del Kenya ha annunciato che non manderà i soldati finché che non verrà costituito un ente di riferimento che prenda le redini di Haiti, come ha suggerito la CARICOM. Quindi, mentre altri paesi tentano di dettare agli Haitiani cosa fare, rieccoci in pura anarchia.
Questi giorni di relativa tranquillità, sembrano più che altro una pausa per prepararsi a qualcosa di peggiore. Nel frattempo si spera nell’apertura di banche e attività varie. Mancano i beni di prima necessità, cibo e medicinali. Manca il carburante, i prezzi sono già saliti, carestia e saccheggi sono all’orizzonte. La centrale elettrica non fornisce nemmeno un’ora di elettricità! Chi è fortunato ha generatori o pannelli solari ma senza carburanti non potranno funzionare i primi e i secondi diventano un pericolo perché fanno gola ai banditi.
Nel frattempo si legge di De Santis, Governatore della Florida che sta rafforzando la vigilanza sulle coste prevedendo un’invasione di disperati Haitiani, stessa cosa per Cuba, Jamaica, Turks and Caicos e Repubbica Domenicana che, non solo ha chiuso frontiere di terra e cielo, ma sta anche rimpatriando gli Haitiani clandestini che erano lì da prima che scoppiasse il caos. Se da una parte capisco che probabilmente hanno paura, dall’altra mi fa ribrezzo pensare ad un’umanità così, che non vuole nemmeno tendere una mano, anche se temporaneamente, a chi è nel bisogno.
Sabato 16 Marzo – Haiti, un popolo alla ricerca della terra promessa
Con l’America impegnata nelle guerre in Ucraina e Israele, e le Nazioni Unite e CARICOM impegnate a chiaccherare, la speranza che l’attenzione del mondo si sposti di nuovo verso Haiti è molto lontana, a meno che non ci sia un massacro entro breve.
Haiti è un popolo in costante ricerca della terra promessa nel deserto. Un popolo in cammino che non riesce a trovare la strada giusta per vivere in pace, serenità e prosperità. Un popolo che ha sicuramente le sue colpe per quello che sta succedendo ma che è anche sfortunato, perchè calamità bibliche come terremoti, uragani e malattie sono frequenti qui. Un popolo che da anni vive una perenne quaresima in attesa di una Pasqua che sembra non arrivare mai.
Venerdì 12 aprile – Un barlume di speranza
Da una decina di giorni l’ondata di criminalità che ha investito la capitale tra febbraio e marzo si è un po’ calmata. Si sente parlare ancora di scontri fra polizia e bande armate o di sparatorie fra bande ma non è nulla a confronto delle settimane di terrore che i nuovi ‘Unni’ hanno portato a Port-au-Prince.
La presenza di queste bande continua a soffocare la vita di tutti e rappresenta una costante minaccia alla stabilità del paese. È un miracolo che le forze di polizia locali siano riuscite in qualche modo a mantenere la sicurezza nell’aeroporto, anche se è tuttora chiuso, del porto e del Palazzo Presidenziale.
I prezzi di tutto aumentano, non ci sono container in arrivo o partenza da inizio marzo e le scorte stanno per finire. Stessa cosa per i carburanti, che ormai si trovano solo sul mercato nero. La zona franca sul confine fra Haiti e Repubblica Domenicana, dove continuano scambi commerciali informali, è l’unico punto di passaggio che garantisce l’arrivo di cibo e carburanti.
Finalmente si è costituito un Consiglio di Transizione formato da diversi esponenti politici, come suggerito dalla CARICOM, che ora dovrebbe eleggere un Primo Ministro, che a sua volta condurrà il paese verso le Elezioni Presidenziali. Appena questo Consiglio di Transizione comincerà ad operare, dovrebbe aprirsi la possibilità di un intervento militare da parte delle Nazioni Unite, anche se Barbecue ha già dichiarato tempo fa che non accetterà il Consiglio, perché è composto esso stesso da membri corrotti, che anni fs hanno addirittura partecipato alla formazione di bande di criminali nel paese anni fa.
Giovedì 25 aprile – Resilienza
“Sapeste che fame c’è… Il vostro dono ci ha messo un sorriso a 32 denti in bocca! Lunedì hanno riaperto le scuole e oggi abbiamo riattivato anche il servizio mensa. Questo grazie ai nostri collaboratori che con le strade libere sono riusciti a recuperare uno camion di merce che era stato bloccato dalle bande. Lunedì prossimo faremo anche una distribuzione di 300 pacchi alimentari per le famiglie dei nostri alunni. Grazie amici di PRO.SA per essere al nostro fianco in ogni momento!”