Ad Haiti sono tempi difficili. Mentre la maggior parte dei media ha già dimenticato la notizia, gli haitiani sono nel pieno dell’emergenza post-terremoto: mancano cibo, acqua, tendoni per ripararsi durante la notte, coperte, fornelli per cucinare e lampade solari per la notte. L’Hôpital St. Camille di Port au Prince lavora ininterrottamente per soccorrere i feriti e distribuire aiuti umanitari alle famiglie sfollate dei comuni di Las Cayes e Jéremie, ma vengono meno le risorse a disposizione. Per continuare a garantire il suo aiuto, l’ospedale ha urgente bisogno di farmaci e kit di primo soccorso, acqua, generi alimentari a lunga scadenza, vestiti e tendoni per le famiglie che hanno perso le loro case. Fondazione PRO.SA, da anni attiva a Port au Prince e Jéremie, ha immediatamente risposto all’appello dei partner locali, attraverso la campagna “UNA MANO PER HAITI” a sostegno dell’Hôpital St. Camille e delle popolazioni terremotate.
Padre Massimo Miraglio, per tutti Padre Max, ci ha raccontato la situazione a Jéremie, dove è attivo come missionario da 19 anni. Qui le scorte di cibo, medicinali e kit per il primo soccorso stanno terminando. A causa degli smottamenti, infatti, le strade sono impraticabili e gli aiuti faticano ad arrivare a destinazione. Sono attivi anche degli elicotteri ma troppo pochi per riuscire a raggiungere le aree più remote. I primi aiuti via terra hanno iniziato ad arrivare a 15 giorni dalla scossa con non poche difficoltà.
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