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Villaggio della gioia

Togo covid 1

Il Villaggio della Gioia è un centro che accoglie e accompagna nella crescita i bambini orfani, ad Atakpame in Togo.  Attualmente è costituito da tre case e sono una quarantina i bambini ospitati. Il centro è riconosciuto dallo stato e collabora con i servizi sociali statali. L’assistenza è assicurata da 13 “mamme” che si alternano giorno e notte nelle case per accudire i piccoli, alle quali si aggiunge personale educativo, sanitario e amministrativo. I bisogni alimentari dei bambini variano a seconda della loro età. Garantire una fornitura di cibo e micronutrienti con pasti equilibrati ai bambini è l’obiettivo principale per la lotta alla malnutrizione.

Il Governo del Togo ha decretato il primo caso di Coronavirus il 6 marzo. Da quel giorno, con un sistema sanitario inesistente, il Paese ha dato alcune indicazioni sanitarie per la prevenzione ma senza alcun sussidio per l’acquisto dei dispositivi vari.

Il Villaggio si è organizzato per proteggere il più possibile i bambini, le educatrici e tutto il personale che vi lavora da possibile contagio. Ciò che Fondazione PRO.SA ha garantito sono i fondi che permettono al centro di acquistare gel disinfettante, candeggina, cloro e i materiali per la produzione di mascherine. Sono stati proprio i bambini ad essere coinvolti in un laboratorio di produzione di mascherine con carta e tessuti affinché questo gioco gli facesse prendere coscienza di come cambiare i propri comportamenti. Il lavaggio delle mani che è fondamentale nella lotta al virus viene vissuto da tutti come un intervallo. Una campanella suona 7 volte durante la giornata richiamando tutti a mettersi in fila per lavarsi le mani con gel o saponi.

Il personale che lavora nel centro vive nei villaggi periferici e quindi a grosso rischio contagio. E’ stato, quindi, deciso di distribuire anche a tutti loro mascherine e saponi così che possano coinvolgere, a casa, l’intera famiglia.

Rusizi

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Dal 14 marzo 2020 anche il Governo Ruandese ha imposto il lock down, chiudendo chiese, scuole e centri per disabili, al fine di garantire la sicurezza dei cittadini e limitare la diffusione del virus. La chiusura totale e le varie restrizioni hanno messo in ginocchio l’intera popolazione, soprattutto quella rurale che si guadagna da vivere giornalmente, nonché le famiglie degli utenti del centro Urugwiro. Per sostenere le famiglie in questa situazione di piena emergenza, la responsabile del centro – in accordo con il comune e con il contributo di Fondazione PRO.SA – ha organizzato la distribuzione nei quartieri attorno al centro di pacchi alimentari contenenti ciascuno: 12 kg di farina di mais, 6 kg di fagioli, 2 litri di olio, 3 kg di zucchero, 3 kg di farina di sorgo, 3 kg di farina di soja, 2 kg di sale e 2 pacchi di sapone. Con un pacco una famiglia può mantenersi per due mesi.

Dal 18 aprile 2020, è poi divenuto obbligatorio l’utilizzo della mascherina per circolare, ma il costo troppo elevato le rende inaccessibili alle famiglie più indigenti. Nel frattempo, il centro Urugwiro è stato parzialmente riaperto per consentire ai bambini di riprendere le loro sedute di fisioterapia, ma per entrarvi bisogna indossare la mascherina. Grazie all’intervento di Fondazione PRO.SA è stato possibile acquistare il materiale necessario per la realizzazione di mascherine in tessuto per gli operatori del centro e per ciascun utente, allo scopo di svolgere le varie attività in sicurezza, tutelando sé stessi e gli altri. Le mascherine vengono prodotte dagli utenti sordomuti dell’atelier di sartoria del centro. Oltre a questo, sono state acquistate mascherine chirurgiche, guanti in lattice e tre termometri infrarossi in modo tale da poter provare la temperatura di ciascun utente al momento del suo arrivo al centro.

A fine luglio, quando il numero dei contagi era contenuto e il centro si preparava per riprendere regolarmente tutte le sue attività, il governo ha imposto anche la realizzazione di lavandini, pavimentati e recintati, dotati di rubinetti a sensore, in prossimità degli ingressi agli atelier, affinché tutti gli utenti possano igienizzarsi le mani prima di accedere a qualsiasi spazio. PRO.SA, consapevole dell’importanza che il centro e i suoi servizi costituiscono per la popolazione locale, è immediatamente intervenuta per finanziare la costruzione dei lavandini. Il governo ha recentemente supervisionato i lavori e ha autorizzato la riapertura del centro.

 

Faisalabad

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Come il resto del mondo, anche il Pakistan si è trovato ad affrontare l’emergenza Coronavirus. Ad aggravare una situazione già drammatica di per sé, si aggiunge l’alto tasso di analfabetismo che crea, tra le famiglie della comunità, una condizione di assoluta disinformazione che li rende inconsapevoli della pericolosità del virus e dell’alto livello di contagiosità. Per questa ragione, la parrocchia di Faisalabad ha organizzato delle squadre di supporto che si recano nei villaggi e raggiungono le famiglie della comunità al fine di informarle dell’emergenza sanitaria e fornire loro delle semplici regole comportamentali da seguire nella vita quotidiana per prevenire il contagio. In effetti, in Pakistan, è consuetudine che i membri di una famiglia dormano tutti insieme in un’unica stanza e condividano qualsiasi cosa, perciò viene spiegata alle famiglie l’importanza di dormire separati e di evitare di condividere oggetti, vestiti o altro.

L’epidemia sta colpendo chiunque, ricchi e poveri di tutto il paese, ma i soggetti più in difficoltà sono coloro che vivono con salari giornalieri (operai, contadini, ecc.). L’obiettivo del progetto sostenuto da Fondazione PRO.SA, infatti, è proprio quello di assistere queste famiglie che, altrimenti, non saprebbero come mantenere la famiglia in questo periodo di lockdown. Nella Parrocchia di Faisalabad sono già stati individuati dei casi di coronavirus e il medico di base ha suggerito di somministrare vitamina C a tutti i positivi, che sono per lo più donne e bambini.

Per poter aiutare le famiglie della Parrocchia a fronteggiare al meglio questa emergenza, mantenendole il più possibile al sicuro, sono state organizzate delle squadre di volontari che raggiungono porta a porta le famiglie in difficoltà e consegnano a ciascuna di esse un pacco alimentare e un kit sanitario, che dovrebbero coprire circa un mese, nella speranza che la diffusione del virus rallenti in breve tempo.

Ogni pacco alimentare contiene 2 Kg di legumi/lenticchie (4 tipi di legumi per ½ Kg ciascuno), 3 Kg di riso, 5 Kg di olio da cucina, 2 Kg di zucchero, ½ Kg di tè, ½ Kg di sale e peperoncino in polvere.

Il kit sanitario per ogni famiglia, contiene 50 mascherine (cucite dalle donne della parrocchia), 2 gel igienizzanti per le mani, 5 saponi e due scatole di carta igienica.

Un altro grande problema legato al coronavirus è la chiusura delle scuole che, sommata alla carenza di risorse tecnologiche adeguate e all’estrema povertà delle famiglie, ostacola l’apprendimento dei bambini più vulnerabili con conseguenze inimmaginabili.

Per garantire il diritto allo studio, Fondazione PRO.SA sta sostenendo 10 laboratori di recupero scolastico per 300 bambini provenienti dalle periferie di Faisalabad. Ogni laboratorio ha la propria sede di riferimento ed è gestito da un’insegnante competente, regolarmente stipendiata, che conduce alternativamente attività educative e ricreative nel pieno rispetto delle normative anti covid. Durante la giornata, tutti i bambini e le insegnanti indossano la mascherina, disinfettano ripetutamente le mani e mantengono il metro di distanza.

Nakuru

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Lo scorso aprile l’epidemia di Coronavirus è arrivata anche in Kenya. Il numero di casi accertati è ancora contenuto ma Nairobi è stata immediatamente blindata e sono state imposte numerose restrizioni. Questa condizione ha bloccato completamente il turismo, settore di punta del paese, già in crisi economica.

A Nakuru la situazione si è aggravata nei mesi di ottobre e novembre. Tutti i bambini e le bambine della Welcome to the Family sono rinchiusi all’interno dei rispettivi compound e non hanno alcun contatto con l’esterno. Durante la giornata, lavorando a piccoli gruppi, coltivano mais, fagioli e sukumawiki per il loro sostentamento, inoltre, 10 ragazzi e ragazze della WTF proseguono le loro attività di apicoltura.

Con i bambini e le bambine sono presenti h24 i loro educatori che, normalmente, vengono stipendiati con il ricavato della vendita di acqua in bottiglia (progetto Diritto all’acqua, diritto alla vita). Per via dell’emergenza sanitaria, l’attività è stata sospesa in modo tale da garantire la sicurezza dei bambini che vivono nella stessa struttura in cui si trova il laboratorio di produzione dell’acqua ed è faticoso riuscire a coprire gli stipendi. Grazie all’intervento di Fondazione PRO.SA è possibile garantire gli stipendi, da aprile ad agosto, dei 13 educatori che vivono e lavorano presso la Welcome to The Family, e contribuire all’acquisto di riso e fagioli per la mensa dei bambini.

Fuori dalle mura del centro, il Covid sta correndo molto più velocemente: la povertà è in continuo aumento e, di conseguenza, anche il fenomeno dei bambini di strada sta peggiorando. Il Drop-In centre, centro di prima accoglienza per bambini e adolescenti di strada, è ormai troppo piccolo e fatiscente per riuscire a gestire gli attuali numeri, senza contare che, per paura del contagio, il vicinato ha lamentato la presenza di troppi bambini nel quartiere. Per dare continuità a questo servizio fondamentale, è stato necessario trasferire il Drop-in in un’altra struttura, fuori città. Fondazione PRO.SA sta sostenendo le spese di gestione della struttura, oltre che l’acquisto di cibo e kit di primo soccorso per poter accogliere ed assistere in maniera adeguata i bambini e gli adolescenti che si rivolgono al Drop-In.

Aksyon Gasmy

Haiti covid 1

Haiti non è solo il paese più povero del continente americano, ma occupa insieme a molti paesi africani le ultime posizioni nella classifica mondiale dei paesi per indice di sviluppo umano. Più della metà della popolazione vive sotto la soglia di povertà. Purtroppo l’arrivo del Covid 19 sta rendendo la situazione ad Haiti più drammatica di quanto lo è già solitamente. Le attività economiche sono diminuite in tutti i gruppi di lavoro della diaspora haitiana, questo ha provocato una riduzione dei trasferimenti di denaro verso il paese, evidente a causa del tasso di disoccupazione degli haitiani che vivono all’estero, in particolare negli Stati Uniti.  In questa fase un serio problema che minaccia il paese è l’insicurezza alimentare.

A Mare Rouge, nel nord-ovest del paese, da un paio d’anni PRO.SA collabora con Aksyon Gasmy (AKG), un’organizzazione che si occupa di assistenza e riabilitazione di minori disabili, coordinata da Maddalena Boschetti una volontaria italiana. Le terribili condizioni economiche e di sicurezza legate alla violenza e all’instabilità politica aggravate dalle limitazioni legate al Covid 19 stanno compromettendo tutte le attività dell’organizzazione.

Fondazione PRO.SA ha risposto alla richiesta di aiuto arrivata da Aksyon Gasmy che ha elaborato tre progetti per non compromettere il lavoro che da anni sta portando avanti raggiungendo con fatica un esempio di eccellenza e di buone prassi.

Quattro radio locali trasmetteranno “Emissioni AKG” in sostituzione degli incontri con i genitori e per la propaganda di spot per prevenzione Covid 19. Le stazioni radio scelte, situate a Mawouj, Kotfe, Mol e Janrabel, coprono tutto il basso nord-ovest ed oltre. Una seconda attività sarà la diffusione di messaggi di sensibilizzazione e prevenzioni legata al Covid 19, in zone lontane, attraverso spot trasmessi da diffusori montati su motociclette. Un metodo molto utilizzato nelle zone rurali di Haiti durante le campagne elettorali. La terza attività che si potrà sviluppare sarà di carattere agricolo. A causa della siccità e delle condizioni economiche disastrose delle famiglie ci si prefigge di creare un fondo per acquisto sementi per poterle distribuire ad un prezzo inferiore a quello di mercato alle famiglie dei bambini disabili, attraverso i responsabili della Banca delle Sementi. Famiglie che coltivando potranno raggiungere la sussistenza alimentare in questo periodo tragico dove, dopo un periodo di forte siccità, si è verificato un ingiustificato aumento del costo delle sementi.

Khulna

Bangladesh Covid 2

 A seguito dell’emergenza COVID-19 in Bangladesh Fondazione PRO.SA ha accolto la richiesta di FADV e del partner locale Dalit di intervenire con un’azione di risposta urgente per i bambini e le famiglie più vulnerabili di 30 villaggi del Distretto di Khulna. In quest’area remota, ai confini tra Bangladesh e l’India, la vulnerabilità di uomini, donne e bambini è altissima.

A seguito dell’emergenza COVID-19 il governo del Bangladesh ha attivato una serie di misure per contenere l’epidemia e coinvolto organizzazioni internazionali come UNICEF, OMS Centers for Disease Control (CDC) degli Stati Uniti, a far parte di un Comitato interministeriale per la lotta al coronavirus. Una diffusione di questo virus in Bangladesh potrebbe essere catastrofica causa la alta densità di popolazione e la carenza estrema di adeguate strutture ospedaliere soprattutto nei villaggi rurali. ll Governo è intervenuto nel mese di marzo con la chiusura di scuole e università e con altre misure ma è fondamentale raggiungere la popolazione delle zone rurali con messaggi di sensibilizzazione e diffusione di comportamenti idonei per prevenire la diffusione del virus.

Il distretto di Khulna è l’area dove PRO.SA e FADV stanno sostenendo l’azione dell’organizzazione locale DALIT. Nella zona si è assistito negli ultimi anni ad un ulteriore impoverimento delle minoranze hindu con particolare riferimento ai dalit. La comunità fuori casta dalit rappresenta uno dei gruppi più emarginati dal punto di vista sociale. Vivono in condizioni di povertà estrema nelle zone più insalubri dei villaggi, maggiormente soggette ad alluvioni ed allagamenti, in cui le fonti d’acqua da cui le famiglie si riforniscono sono inquinate dall’arsenico presente nelle falde.

 

L’organizzazione DALIT, con l’aiuto di PRO.SA e FADV, sta intervenendo in 30 villaggi dei sub-distretti di Dumuria, Keshabpur e Tala in cui vivono n. 3600 famiglie appartenenti alla casta dei Dalit. Circa 14.400 persone di cui 5000 sono bambini.

 

Vengono distribuiti pacchi viveri, contenenti riso, lenticchie, patate, olio, sale, soluzione salina orale e materiali per l’igiene e la prevenzione come mascherine, guanti per le mani, sapone e disinfettante per proteggersi dal Coronavirus. Un altro intervento a breve termine sarà attuato in 8 Unioni di 3 Upazilas (sotto-distretti) per distribuire 9.000 mascherine, 7.200 pezzi di sapone per il lavaggio delle mani, medicine supplementari e alimenti attraverso la visita alle famiglie. Inoltre, il programma di prevenzione prevede la diffusione di informazioni attraverso manifesti, volantini e un dialogatore.

Come l’Okapi

Pro sa italia okapi

“E tu chi sei? L’Okapi” è un libro di Dino Ticli che narra la storia di Forestiera, chiamata così perché cresciuta nella foresta e perché straniera. È una femmina di okapi: un animale originale e misterioso che abita solo in una remota zona della Repubblica Democratica del Congo, curioso perché strana sintesi di tre altri animali. Un po’ zebra, un po’ asino, un po’ giraffa, l’okapi è una scoperta, un perfetto mix di specie diverse e insieme un essere unico.

Forestiera sente il bisogno di darsi un nome, di capire quale sia il suo popolo, di andare alla ricerca dei suoi simili, di lasciare il suo mondo per trovare degli amici, una famiglia, la felicità.

Un viaggio fatto di incontri con animali mai visti prima – dal bonobo al facocero – e di esperienze di vita: okapi sperimenterà diffidenza e accoglienza, paura e tolleranza, diversità e amicizia.

All’interno del progetto portato nelle scuole, intitolato come il libro, l’esperienza di Forestiera rappresenta la metafora della diversità e del dialogo tra culture. Perché conoscere la diversità rafforza la propria identità e contemporaneamente rende migliori.

Negli incontri pensati per le scuole elementari, ai bambini viene proposto un percorso che, proprio come nel caso della piccola Okapi, li porta a scoprirsi singolarmente per poi entrare in relazione con l’altro, il diverso.

Attraverso giochi di conoscenza, attività manuali, di ascolto e confronto, i bambini imparano a mettersi in gioco, soprattutto grazie alla presenza fra loro dell’Okapi in persona!

Invece, per i ragazzi più grandi, il progetto mira a far riflettere sulle scelte delle persone che, proprio come Forestiera, lasciano la propria terra per andare alla ricerca di una vita diversa, scontrandosi a volte con il pregiudizio e lottando ogni giorno per l’integrazione con il nuovo contesto.

In questo caso l’attenzione si pone soprattutto sull’analisi delle differenze che caratterizzano i diversi contesti da cui proviene l’”altro” e sul ruolo fondamentale che ciascuno di noi può avere per salvaguardare il bene dell’altro.

I ragazzi sono invitati a scoprire i dati globali su diverse tematiche, ad approfondire argomenti di attualità e a far sentire la loro voce dopo un attivo confronto tra pari.

Questo progetto è stato finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo, nell’ambito del bando di Educazione della Cittadinanza Globale, presentato insieme ad altre organizzazioni lombarde, con Celim in qualità di capofila.

 

Stop The Violence

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L’attività di PRO.SA in Italia non si limita all’organizzazione di percorsi di Educazione alla Cittadinanza Globale nelle scuole e negli oratori, ma si impegna a raggiungere diverse fasce d’età, io diversi modi, nel tentativo di sensibilizzare un numero sempre maggiore di persone.

In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, Fondazione PRO.SA ha portato in tre comuni della Lombardia una mostra fotografica sul progetto “Stop The Violence”: un impegno della Fondazione contro la violenza di genere nello Zambia. La mostra si sviluppa attraverso 21 scatti fotografici, che raccontano la vita negli slum di Lusaka, realizzati dal fotografo Matteo Broggi, in viaggio nel progetto “Stop the Violence”.

La mostra è stata ospitata e patrocinata per la prima volta, presso il Centro Milano Donna del Municipio 6 del Comune di Milano ed inaugurata alla presenza del Sindaco Sala il 24 novembre 2018.

A dicembre 2018, la mostra è stata esposta presso la Biblioteca Comunale di Nembro (BG) e, al momento dell’inaugurazione, è intervenuta Elena Arvati, coordinatrice del progetto per conto di Fondazione PRO.SA, per raccontare la sua esperienza al fianco di donne e ragazze vittime di violenza e pregiudizi culturali.

Dal 24 novembre all’8 dicembre 2019, la mostra è stata allestita presso il Palazzo dei Muratori del Comune di Romano di Lombardia (BG) e, nel corso delle due settimane, è stata visitata da diversi gruppi: dieci classi del Liceo Don Lorenzo Milani di Romano di L.dia, provenienti dagli indirizzi socio-economico, linguistico e delle scienze umane; dal gruppo dei preadolescenti di terza media dell’oratorio San Filippo Neri di Romano di L.dia e da circa trenta mamme dell’associazione Solidarietà Scolastica di Romano di L.dia. Si è trattato di incontri di riflessione e scambio, nonché di sensibilizzazione attorno ad un tema tristemente molto attuale, non solo nello Zambia. Inoltre, a chiusura della mostra, è stato organizzato un incontro con Elena Arvati, che è tornata a parlarci della situazione a Kanyama, Lusaka, offrendo una testimonianza lucida e preziosa di ciò che accade quotidianamente e dei successi del progetto Stop The Violence.

Chi fosse interessato a conoscere, e a far conoscere, la mostra fotografica “Stop the Violence” può contattarci scrivendoci a info@fondazioneprosa.it

Scuole E Oratori

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La Cittadinanza Globale sostiene un nuovo modello di cittadinanza basato sulla piena consapevolezza della dignità insita in ogni essere umano, sulla sua appartenenza ad una comunità locale e globale e sull’impegno attivo per ottenere un mondo più giusto e sostenibile. Il cittadino o la cittadina globale sono persone capaci di IMPARARE connettendo, di FARE pensando, di CONVIVERE riconoscendo, di ESSERE diventando, di TRASFORMARE immaginando.

La proposta di Educazione alla Cittadinanza Globale (ECG), portata avanti da Fondazione PRO.SA come da altre organizzazioni nel mondo, aspira ad integrare in una visione coerente l’educazione allo sviluppo sostenibile e ai diritti umani, alla pace, alla interculturalità e al genere, osservando lo stretto legame tra tutte queste aree così come l’interdipendenza sempre maggiore tra gli esseri umani in un pianeta minacciato nella sua sostenibilità. L’obiettivo è creare una coscienza civica che possa impegnarsi per la riduzione di ogni forma di violenza, per eliminare l’abuso, lo sfruttamento e ogni forma di violenza perpetrata nei confronti di donne e bambini.

In Italia, nelle scuole e negli oratori, vengono promossi percorsi didattici di ECG che comprendono un insieme di attività di informazione, sensibilizzazione e formazione. Al centro vengono messe le problematiche relative all’interdipendenza tar il Nord e il Sud del mondo, alla povertà, allo sviluppo, ai diritti umani e all’esclusione sociale. Laboratori studiati su misura per i diversi target al fine di portare ad una conoscenza della cittadinanza mondiale come ispirazione al sentimento di appartenenza ad una grande comunità ed a una umanità comune.

Ogni azione di PRO.SA è volta a rafforzare la cooperazione tra nord-nord e nord-sud attraverso lo sviluppo e il trasferimento di competenze per il rafforzamento di un sistema efficace di costruzione delle capacità.

Villaggio Sri Vichian

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Chiang Rai è situata nel nord della Thailandia in quel pezzo di terra chiamato il Triangolo d’oro. Una grande area montagnosa dove, seminascosti tra le foreste, ci sono villaggi abitati prevalentemente da profughi birmani, laotiani e cinesi. Le minoranze tribali del Nord, le cosiddette “tribù dei monti” sono gruppi umani ancora seminomadi, in parte non ancora registrati all’anagrafe, quindi senza documenti personali né documenti di proprietà delle terre. In genere non sono scolarizzati e non conoscono la lingua Thai, ma solo i propri dialetti. Nel 1993, in quello che era il villaggio Sri Vichian, viene aperto, dai Religiosi Camilliani, un centro di accoglienza: il Camillian Social Center Chiang Rai (CSC), con l’obiettivo di provvedere all’educazione e scolarizzazione di bambini tribali perché possano, crescendo, imparare a gestire la propria vita e migliorare le loro condizioni di vita.

Al CSC si sta sviluppando un progetto agricolo rivolto ai bambini disabili e normodotati delle tribù dei monti. Attraverso attività di agricoltura e allevamento, seguendo un metodo di apprendimento informale, i bambini e i giovani coinvolti acquisiscono nuove tecniche ed abilità agricole e, tramite la vendita del bestiame, apprendono le modalità di gestione e distribuzione del ricavato, che viene destinato all’acquisto di cibo, materiale scolastico e alle attività sportive per i bambini del centro o verrà investito nelle piantagioni per la loro futura sostenibilità. Si sta creando, così, un circolo virtuoso da cui tutti trarranno beneficio. Fondazione PRO.SA sta sostenendo le spese per la ristrutturazione di un porcile e di un pollaio, l’acquisto dell’attrezzatura per l’acquacoltura e la piantagione di diversi alberi da frutto, necessarie per dare il via alle attività.

La speranza è quella che anche altre comunità circostanti intraprendano un percorso simile che aiuti i bambini a sviluppare le competenze basilari per lo svolgimento di un lavoro

Villaggio della gioia

Viallaggio gioia 1

È l’autunno del 2009 quando il progetto “Villaggio della Gioia” comincia a prendere vita. Le richieste di aiuto per trovare una casa per bambini rimasti orfani, di uno o di entrambi i genitori, che arrivano all’Association Ensemble pour le bien etre de l’enfant sono in continuo aumento. Si decide così di creare un piccolo villaggio dove accogliere e crescere i bambini orfani. Attualmente, le case sono tre e ospitano una quarantina di bambini. Il centro è riconosciuto dallo stato e collabora con i servizi sociali statali. L’assistenza è assicurata da 13 “mamme” che si alternano giorno e notte nelle case per accudire i piccoli, alle quali si aggiunge personale educativo, sanitario e amministrativo. I bisogni alimentari dei bambini variano a seconda della loro età. Garantire una fornitura di cibo e micronutrienti con pasti equilibrati ai bambini è l’obiettivo principale per la lotta alla malnutrizione.

Sia i bambini del Centro, che quelli seguiti a domicilio, beneficiano di cure mediche, mentre i nuovi arrivati vengono sempre sottoposti ad un controllo generale di verifica dello stato di salute. Le malattie che più hanno interessato i neonati e lattanti sono state la malaria e le infezioni intestinali.  Per i bambini oltre i 2 anni, le malattie più diffuse sono infezioni, malaria, tosse, raffreddore, ferite ed escoriazioni provocate durante le attività di gioco. Con l’obiettivo di ridurre l’incidenza di problemi di salute dei bambini e garantire una seria prevenzione, fulcro delle attività svolte nel Centro, è stata completamente ristrutturata la sala mensa e sono in via di realizzazione servizi igienici adeguati in prossimità delle aree gioco. Verranno installati lavabi a misura di bambino con acqua corrente per il lavaggio delle mani prima della merenda. In questo modo, si tenta di elevare il benessere dei minori, istruendoli sulle norme di igiene personale.

Anche il punto docce verrà ristrutturato per soddisfare le esigenze dei piccoli e agevolare il lavoro delle “mamme”. Quest’area sarà affiancata da un piccolo wc – per abituarne all’uso i bambini – e da uno spazio sufficiente per potervi collocare i vasini che meglio si adattano all’età dei piccoli.

La struttura sarà dotata di corrente elettrica e piccoli pannelli solari oltre che di un porticato esterno, protettivo contro le forti piogge periodiche.

Molti interventi di sviluppo che PRO.SA supporta si focalizzano sull’accesso sostenibile a servizi idrici adeguati, a servizi igienici salubri e a fonti di energia rinnovabile.

Stop the violence

Foto donne

Nello slum di Kanyama, insediamento sovrappopolato alla periferia della capitale Lusaka, dove si vive senza i servizi essenziali come acqua potabile, servizi igienici e scuola, particolarmente grave è il fenomeno dello sfruttamento e abuso nei confronti di donne e ragazze, anche minorenni, specialmente se orfane. Le donne sono vittime di ingiustizie sociali, culturali e di violenza domestica; inoltre, hanno accesso limitato all’istruzione e al mondo del lavoro formale.

E’ a Kanyama che, dal 2018, si sviluppa Il progetto “Stop the Violence” coordinato da Alessia Defendi e finanziato da Fondazione PRO.SA. Un’attività che consente di intercettare le vittime e, attraverso uno sportello di ascolto, di offrire loro servizi infermieristici, consulenza legale e riabilitazione psicologica. Gli operatori presenti sul territorio, entrando in contatto con le vittime, permettono loro di accedere agli sportelli o di essere accompagnate presso organizzazioni che erogano medesimi servizi. Il progetto prevede anche incontri di sensibilizzazione sulla violenza di genere nelle scuole per adolescenti e a favore dei leader di comunità. Si tratta di un intervento culturale cruciale per eliminare stereotipi di genere alla base del fenomeno della violenza e per far prevalere la cultura del rispetto tra uomini e donne.

Stop the Violence agisce sempre in stretta collaborazione con le autorità locali, di polizia e sanitarie.  Questa collaborazione ha permesso di raggiungere dei risultati importanti, quali l’apertura, il 1 ottobre 2019, di uno sportello antiviolenza all’interno dell’ospedale di Kanyama: la più grande struttura sanitaria pubblica dello slum, il cui bacino di utenza comprende anche Chibolya e John Laing, altri due slum di Lusaka. Dopo un breve corso di formazione, che ha visto coinvolti il team di Stop the Violence, alcuni poliziotti, medici e infermieri, si è così costituita una Unità Antiviolenza. Oggi, una donna che giunge all’ospedale di Kanyama, picchiata, ferita o abusata, trova personale sanitario sensibilizzato e formato sulla violenza di genere e può procedere immediatamente, se lo desidera, con una denuncia, trovando consulenza legale gratuita.

Stop the Violence ha anche attivato una collaborazione con un paralegale, vista la crescente richiesta di assistenza da parte delle vittime, spesso per ottenere il mantenimento dei figli da parte del marito. Come era prevedibile, operando all’interno dell’ospedale, i casi intercettati di violenza sono in continuo aumento.

L’unità antiviolenza dell’ospedale di Kanyama è oggi l’unico avamposto in un’area abitata da centinaia di migliaia di persone e la sua apertura costituisce un progresso significativo nella lotta contro la violenza di genere. 

Dal 2020, per far fronte all’emergenza Covid, l’OSC ha attivato un’Unità Mobile. Un van con il quale lo staff di Stop The Violence ho potuto continuare ad intercettare vittime e garantire i suoi servizi a domicilio anche durante la pandemia, in totale sicurezza, e che continua ad essere utilissimo per facilitare lo spostamento di operatori e beneficiari sul territorio e per promuovere workshop e attività di sensibilizzazione nelle scuole.

Nel 2021, grazie ai fondi del 5×1000, è stata inaugurata una nuova unità operativa. Un prefabbricato dotato di uno spazio per offrire supporto psicologico alle vittime, uno studio per assistenza e mediazione legale e una sala polivalente che all’occorrenza funge da spazio gioco per i bambini o atelier di cucito per le donne vittime di violenza inserite nel Women Empowerment Club.  All’esterno è presente anche una veranda dove si tengono workshop di sensibilizzazione, corsi di formazione per lo staff e le riunioni dei consigli antiviolenza. Un ulteriore punto di riferimento per le vittime di violenza, nonché un forte segnale di risposta alla piaga sociale della violenza di genere.

Traguardo fondamentale che ha segnato il 2021 di Stop The Violence è stata la nascita di “ULEMU no one excluded“, un’organizzazione locale costituita per meglio coordinare tutte le attività e i progetti in corso, nonché l’unica realtà a Kanyama a supporto delle vittime di violenza, il cui nome, in lingua locale, signfica “rispetto”.

Per scoprire tutti gli aggiornamenti sulle attività realizzate nel 2022 leggi il REPORT.

Una nuova sfida vede impegnati gli operatori di ULEMU nella tutela dei minori che, se possibile, vivono in situazioni ancora più tragiche rispetto a quelle delle loro madri. Da aprile 2023, grazie al sostegno di Fondazione PROsolidar, è stato avviato il progetto STOP CHILD ABUSE: supporto psicologico, prevenzione, inserimento scolastico e sensibilizzazione sono gli obiettivi primari.

Faisalabad

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Nei villaggi rurali pakistani i bambini bevono la stessa acqua degli animali e il pericolo di contaminazione è molto alto. Le conseguenze sono rilevabili dalle statistiche Unicef, secondo le quali, ancora oggi, il 45 % dei bambini, sotto i 5 anni, ha un ritardo nella crescita e il 41% soffre di diarrea, senza la possibilità di ricevere reidratazione orale o alimentazione regolare. Ogni giorno, circa 5.000 bambini mostrano malattie del fegato e dello stomaco, causate dall’acqua sporca che bevono. Più di 5 milioni di persone hanno contratto epatite B e C. Tra le cause della malnutrizione infantile non ci sono solo quantità di cibo insufficienti, scarsa igiene, accesso limitato all’acqua potabile e ai servizi sanitari, ma anche pratiche di cura e alimentazione non adeguate perché carente di micronutrienti.

Fondazione PRO.SA da diversi anni è impegnata nello sviluppo di progetti che garantiscano l’accesso all’acqua potabile nei villaggi sparsi nella regione di Faisalabad.

A Jang Sadar e a Josephabad il progetto oltre a permettere l’installazione di pompe per l’acqua, ha contribuito a diffondere buone prassi di igiene e ha aumentato la consapevolezza dei rischi che l’acqua non potabile comporta. Sono state organizzate campagne di sensibilizzazione nelle varie aree e specifici programmi educativi per bambini. I beneficiari sono stati circa 20 mila.

Il diritto all’acqua è uno dei diritti fondamentali per l’essere umano. L’accesso all’acqua porta ad un miglioramento delle condizioni igienico sanitarie e quindi alla riduzione delle infezioni e delle malattie, come per esempio tifo ed epatite. A Shadman Colony, aver garantito l’acqua direttamente sul territorio evita ai bambini lunghe ore di cammino per recuperare acqua potabile nei villaggi lontani. Qui sono già state installate dieci pompe per le 500 famiglie della colonia. Gli impianti sono stati realizzati con il lavoro volontario degli elettricisti che vivono nel villaggio.

Radha Paudel

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Fondazione PRO.SA incontra Radha Paudel nel 2018 e decide di avviare un’azione di supporto all’importantissimo progetto che Radha stava avviando.

Radha Paudel è un’operatrice sanitaria e attivista nepalese, sopravvissuta ad attacchi terroristici maoisti che da anni si occupa della condizione delle donne in Nepal. Tra le sue molteplici iniziative ha suscitato in noi particolare interesse la sua lotta al riconoscimento del diritto ad una “mestruazione dignitosa”.

In Nepal, come in molte altre parti del mondo, il ciclo mestruale è considerato taboo, una cosa di cui non si deve parlare e si deve tenere nascosta.

Durante il periodo mestruale le donne che appartengono a famiglie di tradizione induista, vengono allontanate dall’abitazione e isolate in capanni o stalle in condizioni spesso estreme.

Quest’arcaica tradizione si chiama Chaupadi e causa ogni anno molteplici vittime e grandi sofferenze a milioni di donne che si sentono private della loro dignità.

Abbiamo accompagnato e sostenuto finanziariamente la Radha Paudel Foundation partecipando all’acquisto di macchine per la realizzazione di assorbenti organici che vengono distribuiti gratuitamente a donne che non hanno risorse economiche per affrontarne l’acquisto.

Parte della produzione viene venduta in modo da poter creare un volano economico che permette alla fondazione di creare un sistema educativo di supporto alla donna e di remunerare le lavoratrici del piccolo laboratorio di produzione.

Lo scorso anno, abbiamo generato un circolo virtuoso acquistando centinaia di assorbenti organici e donati a ragazze indigenti che alloggiano in istituti di accoglienza a Kathmandu.

Special Education School

Luang prabang 01

La Special Education School di Luang Prabang dà a bambini sordomuti l’opportunità di ricevere un’istruzione e di imparare un una professione, con l’obiettivo di favorire la loro integrazione nel mondo del lavoro. Per valorizzare il loro lavoro e promuovere il loro apprendimento, il centro si è sviluppato molto negli anni e si impegna a diventare sempre più autosufficiente. Per permettere ai beneficiari di ultimare il loro percorso di studi e assicurare loro un futuro, le Suore di Maria Bambina hanno aperto per gli studenti più grandi un programma di formazione professionale di tre anni. Al termine della formazione, gli studenti avranno acquisito le abilità e le competenze necessarie per trovare un impiego ed essere indipendenti.

 

 

Il centro funziona esattamente come una fattoria, con un grande giardino e alcuni animali: maiali, rane, anatre e polli. Le attività agricole previste dal progetto hanno lo scopo di garantire ai beneficiari una fonte di sussistenza, cosicché possano ridurre il più possibile le loro spese, cercando di rendersi indipendenti. Con un contributo di Caritas Italiana, nel 2018, sono state realizzate due grandi serre per poter coltivare gli orti tutto l’anno. Nell’orto vengono coltivate melanzane, cavoli, peperoncino, cipolle, cetrioli, fagioli e zucche.

Con la recente creazione di un laghetto per l’acquacoltura e la pesca, gli studenti hanno un’ulteriore opportunità di imparare un lavoro. Il laghetto funge da bacino per la raccolta di acqua piovana durante la stagione delle piogge, mentre durante la stagione secca, l’acqua viene pompata nell’orto per abbeverare le piante e per pulire gli spazi degli animali. Nel tempo, anche l’avvio di attività di allevamento ittico e pesca, nel tempo, contribuirà all’autosufficienza del centro.

Piccole coltivazioni agricole  o catene di distribuzione in centri di accoglienza e riabilitazione per minori aiutano a prendere coscienza che le attività, in cui sono coinvolti, sono fonti di reddito per il sostentamento del progetto e di loro stessi.